La cucina italiana e le migrazioni

Se oggi parliamo di cucina italiana in senso stretto lo dobbiamo ai movimenti migratori dei nostri antenati. Fino a poche generazioni fa, la gente tendeva a vivere nella stessa zona e a mettere su famiglia con persone dello stesso paese. Questo limitava anche l’accesso a ingredienti insoliti.

Spostamenti che oggi sono all’ordine del giorno non erano affatto comuni e sicuramente erano motivati da situazioni gravi: carestie, disastri naturali, guerre. Proprio le guerre, a partire da quelle di Indipendenza per passare poi alla Spedizione dei Mille, o ai conflitti mondiali, hanno dato all’Italia un senso più coeso.

Così siamo diventati un’unica nazione non solo dal punto di vista degli ideali e della lingua (pensiamo solo a tutte le giovani reclute che per la prima volta si allontanavano dal proprio villaggio ed erano costrette a parlare italiano senza espressioni dialettali!), ma anche da quello del cibo!

Le migrazioni economiche hanno completato il quadro: la pizza campana ha viaggiato verso l’estero ma anche verso nord, e oggi mangiare un buon piatto di carbonara o un arancino non è più impossibile anche lontano dalle zone dove sono stati inventati questi manicaretti. Il tutto a patto di continuare a rispettare la storia che c’è alle spalle di questi caposaldi della nostra cucina, ovviamente!


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