Oggi i ristoranti italiani sono spalla a spalla con quelli francesi in un percorso di esplorazione delle frontiere della gastronomia. Anche a chi non è esperto del settore non sarà sfuggita la moda della cucina molecolare, arrivata anche da queste parti, l’uso della foglia d’oro commestibile, o l’uso dell’avocado, ormai onnipresente in salse e preparazioni.
Sono solo alcuni esempi più esagerati e visibili che spiegano bene la voglia di esplorare i limiti della ristorazione: forse è anche per via di episodi come quelli sopra elencati se molti italiani storcono il naso davanti al mondo della cucina moderna, e rimpiangono la semplicità dei locali di una volta.
Il ritorno alle basi
Ecco, proprio semplicità è la parola chiave dell’ultimo periodo. Chi lavora nel settore della ricettività e dell’ospitalità ha esplorato in lungo e in largo il mondo del cibo per tornare a casa, riscoprendo ingredienti locali, da filiera corta e certificata, nell’ottica di risparmiare e fare cultura firmando piatti ispirati alla storia della tradizione della Penisola. Dalla Zanzara di Codigoro a Ohibì a Napoli, da Retrobottega a Roma al St. Hubertus a San Cassiano, i grandi chef stanno tornando alle origini. Ed è un’ottima notizia.